Il linguaggio

A cura della Dott.ssa Berenice Paparelli e Dott.ssa Antonella Mazzillo

 

Il linguaggio è un insieme di simboli e di regole che consente di comunicare (informazione che passa tra emittente e ricevente viene codificata in modo simbolico).

Il Simbolo è inteso come particolare tipo di segno: già Aristotele 384-322 a.C. sosteneva che i suoni emessi dalla voce fossero i simboli degli stati dell’anima, e le parole scritte, fossero simboli delle parole emesse dalla voce.

Le caratteristiche del linguaggio sono:

·      Semanticità (funzione simbolica del linguaggio che serve per parlare al mondo)

·  Arbitrarietà: le parole utilizzate non hanno carattere iconico ovvero non equivalgono specificatamente a ciò che indicano.

·   Il linguaggio esprime pensieri e lo schema motorio è di tipo linguistico: si elabora una rappresentazione mentale di ciò che stiamo per pronunciare

·       Il linguaggio è determinato da un’attività cognitiva complessa (trasformazione del pensiero al parlato)

·      La sensazione di pensare e parlare è determinata dall’immaginazione uditivo verbale (voce interna): rappresentiamo i pensieri come fossero discorsi.

 

Il linguaggio richiede competenze:

 ·       linguistiche: capire e produrre frasi significative seguendo regole grammaticali precise;

·       comunicative: capacità di utilizzare le frasi adattandole al contesto.

 

E’ importante sottolineare le caratteristiche del linguaggio:

 ·       E’ un’abilità tipicamente umana: Chomsky sostiene che anche qualora i livelli intellettivi di una persona fossero decisamente patologici, la capacità di espressione sarebbe totalmente inaccessibile per una scimmia con capacità e performance superiori. Infatti, è una funzione espressamente umana (contraddistingue l’essere umano da altre specie animali. E’ una funzione speciale in quanto si distacca da tutti gli altri sistemi comunicativi esistenti. 

Il Modello Emergentista del sopracitato autore Noam Chomsky, sostiene che il linguaggio sia un’emergenza evolutiva, ovvero un fenomeno che appare all’improvviso e nella storia evolutiva è collocato recentemente.                                                  

Lo schema seguente rappresenta la struttura gerarchica del linguaggio: 

Livello:

Settore della linguistica riferito a:

Livello linguistico (organizzazione frasi 

nel discorso)

Linguistica testuale

Il contesto linguistico permette di chiarire l’ambiguità delle frasi.

Livello morfologico (morfemi e parole)

Morfologia

Morfemi (piccola unità linguistica dotata di significato) è composto da uno o più fonemi

Livello sintattico (parole connesse per 

formare frasi ritenute importanti)

 

Sintassi

-Le parole possono avere più significati e sono nell’ambito delle frasi assumono uno specifico significato.

-Anche la struttura delle frasi può modificare il significato delle parole e delle frasi stesse. La struttura sintattica non viene ricordata a lungo, restano nella memoria a breve termine e vengono trasferiti a quella a lungo termine solo se sono frasi

Livello dei suoni

Fonologia e fonetica

 

 

In pratica, oggi sappiamo che abbiamo sicuramente un bagaglio di conoscenze innate finalizzate al linguaggio che ci servono per rintracciare una struttura nelle frasi che sentiamo. E poiché tale bagaglio di conoscenze innate ci deve servire per imparare una QUALSIASI lingua, esso è riferito ad UNA GRAMMATICA UNIVERSALE. Nell’avanzare tale ipotesi, la strategia del linguista consiste nel tentativo di limitare ciò che un bambino deve elaborare a quanto è osservabile nell’ambiente fisico e linguistico.

Il modo in cui i bambini imparano a parlare implica che il cervello umano abbia una specializzazione, geneticamente determinata, che è finalizzata al linguaggio, sosteneva che la persona con un livello cognitivo fortemente patologico avesse la possibilità di parlare rispetto ad esempio ad una scimmia con funzioni cognitive maggiori.

Gli esseri  umani sono predisposti quindi all’apprendimento della lingua materna e tradizionale e l'apprendimento del linguaggio avviene anche senza un insegnamento formale: i bambini imparano il vocabolario grammaticale della lingua a cui sono esposti: già a 7 mesi un bambino diventa consapevole dell'esistenza di regole strutturali legate al linguaggio ed è importante quindi che i bambini siamo esposti al linguaggio nel periodo critico che proprio che è proprio riferito al primissimo periodo della loro vita primissimi mesi.

Il linguaggio si è sviluppato a partire dai gesti della faccia e delle mani: in effetti proprio questi gesti comunemente accompagnano la produzione verbale, tanto che, impedendo questi movimenti, si è notato che si compiono più errori e il discorso viene intervallato da più pause. Infatti, i ciechi dalla nascita, che non hanno quindi potuto osservare i movimenti delle mani e la gestualità, quando parlano, tendenzialmente accompagnano comunque la voce e il discorso con i gesti. Se ne deduce che il linguaggio e l’attività motoria hanno una stretta associazione.

In considerazione di questi requisiti, è importante attivare tutte le risorse del bambino in relazione alla costruzione della verbalizzazione, potenziando le associazioni e intervenendo anche sulla fonetica articolatoria, collaborando con il terapista logopedico che eventualmente ha in carico il bambino dal punto di vista riabilitativo e che potrà fornire strategie di aiuto.

Pur non volendo delegare alla scuola anche gli aspetti terapeutici, i docenti possono supportare il bambino tramite l’uso delle immagini, senza che queste vengano incentivate come sostituzione al linguaggio verbale.

Così come in famiglia, è importante favorire la strutturazione della frase (inizialmente parola-frase), partendo da una base semantica efficace per indicare successivamente le azioni.

Bisognerebbe seguire le tappe di sviluppo della normalità della comunicazione non verbale e poi verbale, prima di arrivare al linguaggio verbale che dovrebbe seguire le seguenti fasi:

·       frase della bitermine, costituita da soggetto + complemento oggetto, soggetto + verbo, verbo + complemento oggetto

·       frase tritermine, costituita da soggetto + verbo + complemento oggetto e altri complementi indiretti

 Al contempo si può introdurre progressivamente l’articolo determinativo in prima istanza e successivamente quello indeterminativo, alcuni aggettivi, contrari semplici e incrementare le strutture grammaticali: aggettivi possessivi, pronomi personali, pronomi relativi; preposizioni semplici (di, a, da, in, con, su, per, tra, fra); uso corretto dei tempi verbali.

Come accennato sopra, le immagini trittiche possono essere utilizzate a supporto e non in sostituzione della verbalità.

Nel caso di bambini della scuola primaria, l’obiettivo primario è raggiungimento della verbalità nei suoi aspetti fonologici, lessicali, morfosintattici, pragmatici, tenendo in considerazione che il bambino con diagnosi di autismo predilige scrittura e immagini, piuttosto che la comunicazione orale. La lettura e la scrittura supporta la verbalizzazione poiché leggere le lettere aiuta il loro ricordo e la loro comprensione, nonché la corretta pronuncia, in relazione al feedback uditivo e visivo.

Anche l’attivazione del grafismo fonemico ovvero la combinazione gesto e la produzione sonora (il movimento delle mani riproduce le caratteristiche essenziali della forma del suono corrispondente), in qualità di fenomeno percettivo (sonoro, visivo, tattile) e senso motorio cognitivo, prassico, relazionale è un ulteriore e utile stimolo che ben si può attivare con attività nel contesto scolastico.

La tappa successiva sarà il potenziamento dell’associazione dell’oggetto sulla foto e della parola scritta su striscetta, alla foto.

Progressivamente potrà essere attivato il passaggio da un approccio di lettura globale, ad uno di natura più analitico-sillabica, ovvero in modalità ludica con le letterine da porre sotto la scritta, da incentivare in prima istanza con il tratteggio da ripassare.